Emergenza di un modello deflazionario in Cina

 

 

In Cina, l’indice dei prezzi al consumo (CPI) ha registrato una diminuzione anno su anno dello 0,3%, influenzata principalmente da una notevole riduzione del 3,7% nei prezzi dei generi alimentari. Questo modello deflazionario (persistente per il terzo mese consecutivo) è un fenomeno raro, visto l’ultima volta in modo consistente nel 2009.

Mentre l’inflazione di base – escludendo i settori imprevedibili del cibo e dell’energia – ha mostrato un leggero aumento, l’incremento complessivo del CPI è stato minimo, pari allo 0,6% per il 2023. Questo tasso di inflazione quasi stazionario è in netto contrasto con le tendenze di inflazione più elevate in Nord America ed Europa.

Questa tendenza alla deflazione in Cina suggerisce una domanda ridotta combinata con un’eccessiva offerta. Gli indicatori di ciò includono la diminuzione dei prezzi alla produzione, la riduzione della spesa dei consumatori e il calo degli investimenti privati. Un ambiente deflazionario porta tipicamente a costi di prestito reali più elevati e a maggiori oneri debitori, sollevando preoccupazioni di instabilità finanziaria, come nell’esperienza del Giappone alla fine degli anni ’90. Inoltre, sopprime l’entusiasmo di spesa sia dei consumatori che delle imprese.

Ad aggravare questo scenario economico è il cambiamento demografico della Cina. I dati recenti indicano un significativo calo nella crescita della popolazione cinese, con il tasso di natalità che raggiunge livelli storicamente bassi. Nel 2023, il tasso di natalità è sceso a solo il 6,39%, un calo che potrebbe avere implicazioni profonde per l’economia. Una popolazione in diminuzione può portare a una forza lavoro ridotta, una domanda dei consumatori diminuita e potenzialmente una crescita economica più lenta, intensificando ulteriormente le pressioni deflazionistiche limitando la spesa dei consumatori e indebolendo la domanda.

In risposta a queste pressioni deflazionistiche, la Cina sta contemplando una combinazione di stimoli monetari e fiscali. Tuttavia, c’è il rischio che una sovrastimolazione possa portare a una svalutazione della valuta e a un aumento del debito pubblico, specialmente nelle aree economicamente più deboli.