Federal Reserve: riunione di giugno 2025 – analisi delle minutes

Le minutes pubblicate in data 9 luglio 2025 relative alla riunione del 17-18 giugno della Federal Reserve mettono in luce una crescente spaccatura interna tra i membri del FOMC sull’approccio da adottare in merito ai futuri tagli dei tassi d’interesse. La divergenza di vedute riflette un contesto complesso in cui da un lato si manifestano segnali di rallentamento del mercato del lavoro e dei consumi, mentre dall’altro permangono timori per una possibile fiammata inflattiva alimentata dalla politica commerciale della Casa Bianca.

Posizione attuale e decisione unanime
Durante la riunione, i membri del FOMC hanno votato all’unanimità per mantenere invariato il tasso di riferimento sui federal funds nel range compreso tra il 4,25% e il 4,50%, livello in vigore dal dicembre 2024. La posizione prevalente tra i policymaker è stata quella di attendere ulteriori dati, ritenendo che l’attuale assetto di politica monetaria sia ben posizionato per reagire con flessibilità a cambiamenti dello scenario economico.

Spaccatura sulle prospettive future
Tuttavia, le minutes evidenziano un crescente disaccordo sull’evoluzione della politica monetaria nel corso del 2025. La maggioranza dei partecipanti ha ritenuto che un certo grado di allentamento monetario nel corso dell’anno sarebbe “probabilmente appropriato”, poiché l’impatto inflazionistico dei dazi introdotti dall’amministrazione Trump è considerato in gran parte “modesto e temporaneo”, mentre si intravedono rischi di indebolimento dell’attività economica e del mercato del lavoro.

Divergenze sul timing e sull’entità dei tagli
Secondo le minutes, le opinioni dei membri si distribuiscono lungo un ampio spettro: alcuni ritengono che un primo taglio dei tassi possa avvenire già nella riunione del 29-30 luglio, mentre altri sono convinti che nessuna riduzione sarà necessaria entro fine anno. Sebbene i nomi non vengano menzionati, è noto che i governatori Michelle Bowman e Christopher Waller hanno espresso pubblicamente apertura a un taglio già da luglio, qualora l’inflazione restasse sotto controllo.

Altri funzionari, indicati come “diversi” nelle minutes, hanno sottolineato che il livello attuale dei tassi potrebbe non essere molto distante da quello neutrale, e che quindi ci sarebbe spazio solo per un numero limitato di tagli. Il dato chiave che ancora preoccupa è l’inflazione, che continua a collocarsi sopra il target del 2%, in un’economia che nel complesso mostra resilienza.

Proiezioni aggiornate
Le previsioni aggiornate dei membri del FOMC indicano due tagli nel 2025, seguiti da ulteriori tre nel biennio successivo.

Pressioni politiche e indipendenza della Fed
Il rilascio delle minutes arriva in un momento in cui il presidente Donald Trump sta intensificando le pressioni sulla Fed, chiedendo pubblicamente a Jerome Powell di tagliare in modo aggressivo i tassi d’interesse. Trump ha anche invocato le dimissioni del presidente della banca centrale. Powell, da parte sua, ha ribadito che la politica monetaria non sarà influenzata da pressioni politiche, e ha confermato la necessità di un approccio prudente e guidato dai dati.

Inflazione e incertezza sui dazi
Un passaggio cruciale delle minutes riguarda l’analisi dell’impatto dei dazi introdotti da Trump a partire dal 2 aprile. Molti partecipanti hanno sottolineato che l’effetto inflattivo potrebbe rivelarsi contenuto se verranno raggiunti accordi commerciali in tempi brevi, se le aziende riusciranno ad adattare rapidamente le proprie catene di fornitura o se utilizzeranno leve di aggiustamento sui margini per assorbire l’impatto.

Ad oggi, i dati non indicano un effetto diretto dei dazi sui prezzi al consumo: l’indice CPI di maggio è salito solo dello 0,1%, e i sondaggi mostrano un calo delle aspettative inflazionistiche da parte del pubblico.

Segnali di rallentamento nell’economia reale
Sul fronte macroeconomico, emergono segnali contrastanti. Da un lato, la crescita dell’occupazione ha rallentato ma continua a sorprendere positivamente: a giugno si sono aggiunti 147.000 posti di lavoro, ben sopra le attese di 110.000, e il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%. Dall’altro, i consumi delle famiglie si stanno indebolendo: la spesa personale è calata dello 0,1% a maggio, e le vendite al dettaglio hanno subito un calo dello 0,9%.