Il rame: ci aspetta un super rally?
Il rame si avvicina a un punto di rottura: tra domanda record e guerre commerciali, la Cina rischia di restare senza scorte
Solo tre anni fa, secondo un report di JPMorgan, la Cina deteneva circa l’84% delle scorte mondiali di rame. Oggi la situazione si è ribaltata in modo drammatico: secondo Mercuria, uno dei maggiori trader globali di materie prime con sede a Ginevra, le scorte cinesi di rame potrebbero azzerarsi nel giro di poche settimane, segnando quella che viene definita come “una delle peggiori crisi di scarsità nella storia del mercato del rame”.
L’impennata della domanda fisica sia negli Stati Uniti che in Cina, la corsa agli arbitraggi transatlantici e il timore di nuove tariffe americane stanno generando tensioni senza precedenti. A trainare la domanda americana è l’urgenza di approvvigionarsi prima che l’amministrazione Trump imponga nuovi dazi sul metallo rosso, come già fatto per alluminio e acciaio. Questo sta sottraendo offerta al resto del mondo e creando un conflitto diretto tra Stati Uniti e Cina per accaparrarsi le limitate forniture globali.
Secondo Nicholas Snowdon, responsabile della ricerca sui metalli di Mercuria, con l’attuale ritmo di prelievi, le scorte cinesi potrebbero esaurirsi entro metà giugno. Solo la settimana scorsa, gli stock si sono ridotti di 55.000 tonnellate, scendendo a 116.800 tonnellate: si tratta del calo settimanale più ampio mai registrato.
Paradossalmente, dopo una correzione dei prezzi del rame successiva alla Festa della Liberazione in Cina, il mercato ha assistito a un nuovo balzo. La domanda interna ha mostrato una resilienza notevole, alimentata anche dalla crisi immobiliare e dalla guerra commerciale in corso: molti acquirenti hanno sfruttato la debolezza dei prezzi per accumulare scorte.
Xiao Qianjun, vice direttore generale della Jiangxi Copper, uno dei principali raffinatori cinesi, ha dichiarato durante una conferenza di settore che gli ordini spot da parte dei trasformatori industriali sono “esplosi” dopo la recente discesa dei prezzi, segnalando un mercato ancora in equilibrio precario.
In parallelo, crescono le aspettative su nuovi stimoli da parte di Pechino per sostenere l’economia, con un focus particolare sul comparto immobiliare, fortemente dipendente dal rame. Secondo Angela Bi, responsabile della ricerca sui metalli in Asia per Mercuria, la domanda registrata dagli utilizzatori finali e il consumo apparente “sono così forti da sembrare quasi irreali”.
Un altro segnale di tensione arriva dal premium di Yangshan – indicatore della domanda d’importazione – che è salito da $35 a tonnellata a fine febbraio a $94 martedì, il livello più alto dal 2023. I futures denominati in yuan sono in forte backwardation, un segnale di scarsità imminente.
La stessa ANZ ha sottolineato come il continuo svuotamento degli stock a Shanghai stia mantenendo elevati i premi spot locali. Anche Wanqiu Xu di Cofco Futures ha confermato la solidità della domanda da parte dei trasformatori industriali, specificando che “al momento non si vedono effetti concreti dalle tariffe”.
Ma il vero elemento destabilizzante è la competizione diretta tra Cina e Stati Uniti per il rame fisico. Kostas Bintas, capo del settore metalli di Mercuria, ha spiegato che è la prima volta che gli USA competono apertamente con la Cina per l’approvvigionamento del metallo, spingendo al rialzo i prezzi globali. L’indagine aperta da Trump per “dumping e sovrapproduzione sovvenzionata” potrebbe presto portare a nuovi dazi anche sul rame, dopo quelli già imposti su acciaio e alluminio.
A questo si aggiunge il timore di una vera e propria stretta sulle posizioni corte: alcuni trader con ampie esposizioni a vendite sul Comex stanno disperatamente cercando rame fisico da spedire negli USA per coprire le loro posizioni prima che entrino in vigore eventuali nuovi dazi. Come accaduto per l’oro tra la fine del 2024 e l’inizio del 2025, il mercato sta assistendo a una fuga di metallo dalla Cina verso gli Stati Uniti, spinta da un’opportunità di arbitraggio eccezionale.
Infatti, il differenziale tra i future sul rame quotati al London Metal Exchange e quelli sul Comex di New York ha raggiunto livelli storici: quasi $1.200 per tonnellata lunedì, con punte di oltre $1.600 a marzo, ben al di sopra della media storica prossima allo zero. Questo ha reso estremamente redditizio per i trader comprare a Londra e vendere a New York.
Inoltre, la Cina rischia un ulteriore colpo sul mercato del rottame di rame. Se Pechino dovesse reagire con dazi propri, o se gli Stati Uniti imponessero un embargo sulle esportazioni di rottame (di cui sono tra i principali esportatori mondiali), le conseguenze per il mercato cinese potrebbero essere gravi. Nel solo 2024, Washington ha esportato 960.000 tonnellate di rottame di rame, metà delle quali destinate alla Cina.
Secondo Andrew Cole, analista di Fastmarkets, da marzo a maggio ci si aspetta un “crollo significativo” nelle spedizioni americane di rottame verso la Cina. Già nei primi due mesi del 2025 si è registrata una contrazione (142.000 tonnellate contro le 149.000 dello stesso periodo 2024), ma in caso di embargo si potrebbe rapidamente arrivare a zero.
Angela Bi di Mercuria ha confermato che le scorte di rottame importato in Cina stanno calando in modo marcato. Tuttavia, secondo Snowdon, il mercato potrebbe reagire prima di toccare il punto di esaurimento: prezzi più alti attirerebbero nuove importazioni di rame e rottame, ma questo accadrebbe proprio mentre gli Stati Uniti stanno drenando tutto il rame disponibile sul mercato.
Quando queste due forze si scontreranno – la domanda cinese e quella americana – il risultato sarà una competizione mai vista per l’approvvigionamento di rame fisico.