Nvidia e Cina: una minaccia o un’opportunita’??
Per Nvidia, la Cina rappresenta al tempo stesso un’enorme opportunità commerciale e una minaccia strategica sempre più concreta. L’azienda americana, oggi regina incontrastata dei chip per l’intelligenza artificiale, continua a generare una quota rilevante del proprio fatturato proprio dal mercato cinese. Secondo le stime degli analisti, le vendite in Cina dovrebbero raggiungere i 48 miliardi di dollari nell’esercizio fiscale in corso – pari al 24% dei ricavi totali – e salire ulteriormente a 55 miliardi l’anno successivo, una crescita impressionante rispetto ai 17 miliardi registrati lo scorso anno.
Questa fortissima esposizione commerciale, tuttavia, rende Nvidia vulnerabile alle scelte politiche di Washington. Con Donald Trump tornato alla guida della Casa Bianca, le tensioni con la Cina si sono intensificate, e il rischio di un inasprimento delle restrizioni sulle esportazioni tecnologiche è tornato al centro delle preoccupazioni. L’attuale amministrazione sta valutando l’estensione dei controlli non solo alle GPU più avanzate, ma anche ad altri componenti chiave per lo sviluppo dell’intelligenza artificiale, inclusi software e piattaforme come CUDA. Inoltre, il Dipartimento del Commercio sta considerando ulteriori limiti indiretti attraverso Paesi terzi come Malesia e Thailandia, sospettati di essere vie di accesso alternative per i chip americani verso la Cina.
Un simile scenario potrebbe trasformare Huawei, oggi uno sfidante in ritardo rispetto a Nvidia, in un vero e proprio incubo competitivo. Attualmente, Nvidia conserva un ampio vantaggio tecnologico sia sul fronte hardware che software. Nonostante le restrizioni, sta per tornare sul mercato cinese con una versione modificata e depotenziata del chip H20, sviluppata appositamente per rientrare nei parametri imposti da Washington. Sebbene meno performante dei suoi predecessori, il nuovo chip dovrebbe comunque incontrare una domanda molto elevata, poiché le aziende cinesi non dispongono ancora di alternative comparabili.
Un ulteriore vantaggio di Nvidia risiede nella sua piattaforma software proprietaria, CUDA, utilizzata da sviluppatori di tutto il mondo per progettare e ottimizzare applicazioni di intelligenza artificiale che girano su GPU Nvidia. Passare a un fornitore alternativo come Huawei significherebbe dover riscrivere interi framework, ricostruire toolchain e formare nuovo personale, con costi e tempi significativi. Nonostante ciò, Huawei starebbe già lavorando a un’architettura di chip che renda più semplice la migrazione da CUDA, segnalando la determinazione cinese a ridurre la dipendenza da tecnologie americane.
Questo contesto di crescente ostilità spiega anche l’atteggiamento cauto delle autorità cinesi, che hanno avviato un’indagine antitrust su Nvidia, nel timore che l’azienda americana stia consolidando una posizione dominante nel settore. Allo stesso tempo, nonostante la spinta di Pechino per favorire i produttori nazionali, gran parte dei modelli IA più avanzati – da DeepSeek ad altri – continuano ad essere addestrati su hardware Nvidia.
La visita del CEO Jensen Huang a Pechino, la seconda quest’anno, avviene in un momento estremamente delicato. Dopo l’incontro con il Presidente Trump, Huang si è recato in Cina per incontrare il premier Li Qiang, segno di quanto Nvidia sia impegnata a mantenere viva la relazione con quello che rimane il più grande mercato al mondo per semiconduttori IA, malgrado le fortissime pressioni politiche e normative.
In sintesi, la Cina per Nvidia è ancora oggi una fonte fondamentale di ricavi e un mercato strategico, ma la permanenza in questo mercato è sempre più condizionata dalle decisioni politiche dell’amministrazione Trump. Se i nuovi controlli sulle esportazioni verranno ampliati, la capacità di Nvidia di operare in Cina potrebbe ridursi drasticamente, offrendo a Huawei – sostenuta dal governo cinese – un’occasione per colmare il divario tecnologico. La Cina resta dunque un’opportunità vitale, ma è anche una minaccia crescente.