RBC e l’analisi dei flussi sull’azionario Europa
RBC cerca di misurare in tempo reale la domanda globale per l’equity europeo — in particolare dell’Eurozona — utilizzando i flussi di 37 ETF focalizzati sull’Europa. Questo approccio serve da proxy alternativo ai dati ufficiali della bilancia dei pagamenti (BoP), che sono molto ritardati nel tempo e quindi poco utili per analisi tattiche. Lo scopo finale è comprendere meglio le forze che influenzano il tasso di cambio EUR/USD.
Contesto macro e cambiamento strutturale
Negli ultimi anni, in particolare dopo la pandemia, si è verificato un cambiamento strutturale nella composizione dei detentori esteri di asset USA. Storicamente, erano soprattutto le banche centrali e gli investitori istituzionali a detenere Treasury. Oggi, invece, sono gli investitori privati a detenere sempre più azioni USA, non obbligazioni. Questo spostamento dal “canale tassi” al “canale equity” ha modificato la dinamica della domanda di dollari.
Con una posizione patrimoniale netta negativa degli Stati Uniti verso il resto del mondo pari a 14 trilioni di dollari (e in forte crescita), è fondamentale monitorare come si muovono i capitali internazionali: se gli investitori stranieri cominciano a preferire azioni europee a quelle americane, ciò può generare pressioni al rialzo sull’euro e al ribasso sul dollaro.
Analisi dei flussi ETF (fino al 2 maggio 2025)
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Flussi complessivi: da inizio anno, ci sono stati circa 14 miliardi di dollari netti di afflussi verso ETF azionari europei non coperti dal rischio di cambio. Questo movimento si è concentrato soprattutto nelle due settimane successive all’annuncio del nuovo piano fiscale tedesco, che ha migliorato le prospettive di crescita e investimento nella regione.
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Rallentamento ad aprile: l’interesse per l’equity europeo si è attenuato dopo l’annuncio di nuove tariffe commerciali da parte degli USA, che ha aumentato l’incertezza macro. Nelle ultime settimane di aprile, gli afflussi si sono mantenuti su circa 1 miliardo a settimana, per poi passare a leggeri deflussi nella prima settimana di maggio.
Analisi della provenienza dei flussi: USA vs Europa
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ETF in dollari USA (USD): rappresentano circa il 65% dell’universo analizzato. Hanno una forte correlazione con il cambio EUR/USD (62% negli ultimi due anni). Nell’ultima settimana hanno registrato deflussi per 1,25 miliardi di dollari, spiegando la perdita di momentum dell’euro.
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ETF domiciliati in euro (EUR): continuano ad acquistare equity europeo con costanza, sebbene con una correlazione minore con il cambio (39%). Tuttavia, nel 2021–22 erano stati forti venditori, con correlazioni superiori al 90% con la discesa dell’euro da 1,22 a 1,05. Da questo si deduce che questi investitori hanno ancora un posizionamento sotto-pesato: ad oggi, solo il 42% delle vendite di quel periodo è stato riassorbito.
Conclusioni strategiche
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Il posizionamento resta scarico sull’Europa, lasciando spazio per ulteriori afflussi da parte di investitori europei che potrebbero tornare a sovrappesare la regione per effetto di un “home bias” (preferenza per asset domestici).
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La correlazione tra flussi azionari e EUR/USD è diventata strutturalmente rilevante: a differenza del passato, oggi il comportamento degli investitori in equity — più che quello nei bond — condiziona i movimenti valutari.
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Il comportamento dei flussi USA è cruciale: data la loro maggiore correlazione con il cambio, un ritorno degli acquisti dagli USA potrebbe rafforzare il trend rialzista dell’euro.
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Se la narrativa macro dell’Eurozona (fiscale, crescita, inflazione) migliora, i flussi potrebbero intensificarsi, sostenendo ulteriormente la valuta comune.