Il Dollaro perde la sua forza: Goldman Sachs prevede un calo del 20%
Negli ultimi anni il dollaro statunitense ha rappresentato il pilastro centrale del sistema finanziario globale, sostenuto dall’idea di un’eccezionalità americana basata su crescita economica, buona governance e ritorni superiori. Questa convinzione sta però vacillando.
Goldman Sachs, in una recente analisi (Global Markets Daily: Tariffs and the Dollar – Why We Flipped Our View, 8 aprile 2025), ha ufficialmente abbandonato la sua precedente posizione rialzista sul dollaro, indicando una previsione di ribasso strutturale, stimata intorno al 20%.
L’oro torna a predire il mercato
L’oro, storicamente considerato un indicatore anticipatore del rischio finanziario, negli ultimi decenni aveva perso questa funzione, reagendo piuttosto ai movimenti del dollaro e dei tassi di interesse. Tuttavia, negli ultimi tempi questa dinamica si è nuovamente invertita: l’oro è tornato a guidare, anziché seguire, le oscillazioni del dollaro.
Fin dalla crisi del Covid-19, l’oro ha segnalato in anticipo diversi cambiamenti importanti:
- L’inflazione strutturale (non transitoria);
- L’incremento permanente dei deficit governativi;
- La concretizzazione di un mondo multipolare, dove la centralità del dollaro è messa in discussione, particolarmente evidente dalla guerra tra Russia e Ucraina.
Perché il dollaro sta perdendo terreno?
Goldman Sachs identifica tre principali ragioni che spiegano il declino strutturale del dollaro:
- Collasso della fiducia Le recenti misure protezionistiche degli Stati Uniti, in particolare l’introduzione di dazi generalizzati al 10%, stanno deprimendo la fiducia sia dei consumatori sia delle imprese. I dati recenti mostrano un calo più marcato della fiducia negli USA rispetto all’Europa, ribaltando le aspettative iniziali secondo cui queste politiche avrebbero favorito l’economia americana.
- Declino istituzionale È in corso un progressivo deterioramento nella percezione della credibilità della governance americana. L’atteggiamento aggressivo nei confronti degli storici alleati e un’instabilità delle politiche economiche e commerciali hanno iniziato ad allontanare sia il capitale ufficiale che quello privato. La tendenza alla de-dollarizzazione, iniziata dalla Russia nel 2018, si è ora estesa a più ampi segmenti delle riserve valutarie internazionali.
- Incertezza non quantificabile La logica precedente, secondo cui i mercati riuscivano a trovare un equilibrio di fronte ai cicli di dazi, è stata compromessa. Ogni nuova decisione politica rende sempre più difficile prevedere gli scenari futuri, aumentando così l’imprevedibilità e penalizzando ulteriormente il dollaro.
Rischi e prospettive
Sebbene la prospettiva principale sia negativa, Goldman Sachs segnala tre fattori di rischio che potrebbero invertire la tendenza:
- Cambiamenti radicali nelle politiche commerciali americane;
- Recupero della fiducia istituzionale;
- Riduzione dell’incertezza globale legata alla geopolitica.
Conclusioni
Il declino previsto del dollaro rappresenta un cambiamento strutturale nella percezione del rischio globale, riportando l’oro e altre attività reali al centro dell’attenzione degli investitori. Goldman Sachs sottolinea come questa svolta non rappresenti solo un rumore a breve termine sui cambi valutari, bensì un riallineamento fondamentale del sistema economico-finanziario mondiale.