S&P500: per Goldman Sachs l’indice USA non rendera’ piu’ del 3% annuo nei prossimi 10 anni. Vediamo perche’.
Negli ultimi dieci anni, l’indice S&P 500 ha regalato agli investitori rendimenti straordinari, con una media del 13% annuo, ben al di sopra della media storica dell’11%. Tuttavia, secondo una recente ricerca di Goldman Sachs, i prossimi dieci anni potrebbero raccontare una storia ben diversa. Il team di strategia azionaria della banca, guidato da David Kostin, prevede che l’S&P 500 offrirà un rendimento totale nominale annuo di appena il 3% nel prossimo decennio, un livello che si colloca solo nel 7° percentile dei rendimenti decennali dal 1930. Questa previsione riflette un netto contrasto con i guadagni esplosivi dell’ultimo decennio e suggerisce una fase di rendimenti più contenuti per gli investitori.
Goldman Sachs individua nella concentrazione del mercato una delle principali cause di questa previsione ribassista. Negli ultimi anni, i rendimenti dell’S&P 500 sono stati trainati da un numero limitato di titoli, soprannominati “I Magnifici Sette”, tra cui Nvidia e Alphabet. Secondo Goldman, la forte concentrazione è un problema: è difficile che poche aziende riescano a mantenere elevati tassi di crescita delle vendite e margini di profitto su periodi prolungati, il che rappresenta un rischio per la sostenibilità dei rendimenti futuri. La capacità di una manciata di società di continuare a trainare l’intero mercato è limitata, e questo potrebbe tradursi in rendimenti più bassi per l’indice complessivo.
Oltre alla concentrazione, Goldman Sachs ha considerato altri quattro fattori chiave per il suo modello di previsione: la valutazione, i fondamentali economici, i tassi di interesse e la redditività. Sul fronte delle valutazioni, la banca utilizza il rapporto prezzo-utili corretti per il ciclo (CAPE), sottolineando come un livello elevato di valutazione iniziale sia generalmente associato a rendimenti futuri più bassi. Attualmente, il rapporto CAPE è pari a 38 volte, collocandosi nel 97° percentile, un valore estremamente elevato rispetto agli standard storici. Questo è uno dei motivi principali per cui la previsione di Goldman si trova nella fascia bassa della distribuzione storica dei rendimenti.
Il modello di Goldman Sachs prevede una gamma di possibilità per i rendimenti annuali, da un massimo del 7% annuo a un minimo dell’1% negativo. La probabilità che le azioni sottoperformino rispetto alle obbligazioni nel prossimo decennio è stimata al 72%. Inoltre, Goldman suggerisce che l’indice S&P 500 a pesi uguali, come quello tracciato dall’ETF Invesco S&P 500 Equal Weight (RSP), potrebbe offrire rendimenti più elevati rispetto all’indice tradizionale, proprio a causa del rischio legato alla concentrazione.
In conclusione, il messaggio di Goldman Sachs è chiaro: dopo un decennio di rendimenti eccezionali, gli investitori nell’S&P 500 devono prepararsi a un periodo di rendimenti più modesti. La concentrazione in pochi titoli e le valutazioni elevate rappresentano rischi significativi, e la diversificazione, ad esempio attraverso un approccio a pesi uguali, potrebbe offrire una via per mitigare questi rischi. Come sempre, è fondamentale che gli investitori mantengano una prospettiva di lungo termine e considerino l’equilibrio tra rischio e rendimento nelle loro decisioni di investimento.