Elevato il pessimismo tra i ceo delle aziende USA
Un segnale allarmante sta emergendo dalla stagione delle trimestrali negli Stati Uniti: i CEO delle principali aziende stanno esprimendo un livello di pessimismo macroeconomico mai visto dai tempi della crisi del 2008-2009. Secondo un’analisi di Bank of America, il rapporto tra commenti positivi e negativi sull’economia durante le call con gli analisti ha raggiunto i minimi da oltre un decennio, riflettendo un crescente clima di incertezza e timore per l’evoluzione del contesto globale.
Questo marcato cambio di tono rappresenta un campanello d’allarme per gli investitori, che già devono fare i conti con un mercato azionario sotto pressione: l’S&P 500 è sceso di quasi il 15% dai massimi di febbraio, zavorrato dai timori legati alla guerra commerciale avviata dall’amministrazione Trump e dall’impatto delle tariffe sulle catene di fornitura globali.
CEO IN MODALITÀ BEARISH
Il sentiment negativo non è più un’eccezione ma sta diventando la norma. “Quasi ogni CEO sta rivedendo al ribasso le proprie prospettive”, ha dichiarato il veterano stratega Jim Paulsen, sottolineando come i toni cauti si stiano intensificando. Le dichiarazioni aziendali si concentrano sull’incapacità di prevedere gli effetti concreti delle politiche commerciali statunitensi in rapida evoluzione. Aziende come ASML Holding, Delta Air Lines e Kimberly-Clark hanno tutte evidenziato l’impossibilità di fornire stime precise o hanno già rivisto al ribasso le previsioni di utile per l’anno in corso.
TAGLI ALLA GUIDANCE: UN TREND DIFFUSO
Secondo Bloomberg Intelligence, nel trimestre in corso il 27% delle società dell’S&P 500 ha tagliato la propria guidance per il 2025, mentre solo il 9% l’ha rivista al rialzo. I settori più colpiti sono quelli ciclici, come l’automotive, che ha ridotto le stime sugli utili per i prossimi 12 mesi di circa il 9% in media. Per contro, i settori difensivi legati ai beni di prima necessità (alimentari e beni di consumo) si confermano più resilienti, con revisioni al rialzo superiori all’1%.
Tuttavia, il mercato non premia nemmeno chi supera le attese: le aziende che hanno tagliato le stime hanno perso in media il 4,8% il giorno successivo, mentre quelle che le hanno mantenute o aumentate hanno guadagnato appena l’1%.
GUIDANCE IN RITIRATA: VERSO UN VUOTO INFORMATIVO
Bank of America avverte del rischio di un “vuoto informativo”, simile a quanto accaduto durante la pandemia, con molte aziende che scelgono di non fornire indicazioni future a causa dell’elevato grado di incertezza. Come sottolineato da Cayla Seder, strategist di State Street, questa mancanza di visibilità lascia gli investitori in balia della volatilità, in attesa che le trattative commerciali si definiscano in modo più chiaro.
CONCLUSIONI
Il crollo della fiducia da parte dei CEO americani rappresenta un chiaro segnale di allerta per i mercati. La combinazione di guidance in calo, impatto negativo delle tariffe, e prospettive economiche in deterioramento suggerisce che la fase di debolezza dei mercati azionari potrebbe non essere ancora giunta al termine. Fino a quando non si otterranno certezze sul fronte delle politiche commerciali e dell’inflazione, l’outlook resterà compromesso e i rischi di downside elevati.