Instacart: buy solo al giusto prezzo!
L’azienda di consegna di generi alimentari online, Instacart, sta per essere quotata. È una prova per l’appetito degli investitori nei confronti delle aziende gig.
La società Instacart di San Francisco, incorporata come Maplebear, inizierà a essere scambiata come “CART” martedì e, come la maggior parte delle IPO, stabilirà il prezzo la sera prima e festeggerà il listing con il suo team.
Nel deposito effettuato venerdì, Instacart ha implicitamente valutato se stessa a 9,6 miliardi di dollari al punto mediano del range valutativo compreso tra 28 e 30 dollari. La sua nuova valutazione riflette il cambiamento nelle dinamiche di mercato rispetto alla valutazione di 24 miliardi di dollari stabilita a marzo dell’anno scorso, dopo una valutazione di 39 miliardi di dollari stabilita in una fase avanzata di finanziamento di venture capital un anno prima.
Quanto gli investitori nel mercato azionario pagheranno per Instacart dipende in parte dalla loro fiducia nel futuro dell’espansione e della redditività della cosiddetta gig economy. L’azienda, che utilizza appaltatori per consegnare generi alimentari a domicilio, chiede tra 3,64 e 3,9 dollari per ogni dollaro di vendite basato sul prezzo delle azioni e sui ricavi del 2022.
Il suo peer più vicino, DoorDash, ha un rapporto prezzo/vendite di 4,2 volte le vendite future. Altre aziende gig hanno rapporti inferiori, con Uber a 2,8 volte le vendite e Lyft a una volta le vendite. Il rapporto prezzo/vendite è un modo utile per valutare le startup poiché i loro risultati sono ancora in fase di sviluppo.
Instacart, fondata nel 2012, ha registrato un fatturato di 2,55 miliardi di dollari l’anno scorso, in aumento del 39% rispetto all’anno precedente. Le commissioni pagate dai rivenditori e dai clienti, compreso il programma di abbonamento premium Instacart+, rappresentavano circa tre quarti del fatturato. Il resto proveniva da Instacart Ads, un’offerta relativamente nuova ma vitale sviluppata sotto la guida del CEO Fidji Simo, ex dirigente di Meta Platforms (Meta) nominato nel 2021.
L’attività pubblicitaria è cresciuta del 30% l’anno scorso rispetto all’anno precedente. I partner commerciali firmano solitamente contratti di meno di un anno pagando Instacart in base ai clic, alle visualizzazioni delle inserzioni o come tariffa fissa per la durata del contratto, come mostrano i documenti presentati. Instacart nei suoi documenti definisce la pubblicità “altamente redditizia”, ma afferma che i futuri ricavi pubblicitari potrebbero fluttuare poiché il successo dipende dalla sua capacità di espandersi attirando nuovi marchi, clienti e aprendosi a nuovi mercati.
La società di consegna di generi alimentari ha registrato perdite nel 2020 e nel 2021. Il reddito netto è stato di 428 milioni di dollari l’anno scorso, ma più del 75% degli utili è derivato da un beneficio fiscale.
Quindi, massima cautela. Potrebbe essere una societa’ interessante, ma solo al giusto prezzo, cioe’ a non piu’ di 3 volte il fatturato.