Mercato azionario USA: gli unici a comprare sono i retail investors

Negli ultimi mesi, mentre i mercati hanno attraversato una fase di intensa volatilità, gli investitori istituzionali e sistematici hanno ridotto significativamente l’esposizione al rischio, in alcuni casi per scelta, in altri perché costretti. Il livello di de-risking è tra i più alti degli ultimi dieci anni. A differenza di quanto osservato tra i professionisti, gli investitori retail hanno invece mostrato una tenuta sorprendente. Non solo hanno mantenuto le proprie posizioni, ma hanno continuato ad acquistare con regolarità, cogliendo ogni fase di debolezza dei listini, specialmente nel corso del 2025.

Gli acquisti si sono concentrati soprattutto sui titoli tecnologici del Nasdaq, ma anche sull’S&P 500. Il comportamento è stato coerente e quotidiano, con una propensione costante ad acquistare singole azioni e ETF anche nei momenti di maggiore incertezza. Questo ha generato una divergenza molto marcata tra i flussi degli investitori retail, nettamente in acquisto, e quelli istituzionali, in vendita.

Alla base di questa resilienza si trova un elemento chiave: la fiducia nell’economia reale. Gli investitori individuali tendono a basare le proprie decisioni più sulla sicurezza del posto di lavoro che su considerazioni di valutazione dei mercati finanziari. Finché la percezione dell’occupazione resta solida, sono più inclini a mantenere o aumentare l’esposizione azionaria. Se l’incertezza politica – ad esempio legata a dazi o riforme fiscali – non si traduce rapidamente in perdita di posti di lavoro, i retail tendono a rimanere investiti. Questo comportamento, unito ai livelli elevati di timore espressi dai derivati (come il VIX e gli skew delle opzioni), lascia intravedere una finestra temporanea favorevole a rimbalzi di mercato, prima che eventuali correzioni più profonde possano prendere il sopravvento.

Durante la discesa del 2022 gli investitori retail avevano venduto, ma nel corso dell’attuale fase di volatilità si sono mostrati acquirenti. Sono intervenuti attivamente anche nei giorni di maggiore tensione, come il 9 aprile, comprando azioni e ETF. Questa determinazione ha creato una dinamica paradossale: oggi, con gli istituzionali ai margini, è la componente retail a determinare la direzione del mercato azionario.

Tuttavia, c’è un limite naturale a questo comportamento. Se i retail hanno già comprato con forza nei ribassi, è probabile che rallentino o si fermino una volta che i prezzi si stabilizzano. In tal caso, potrebbero persino diventare venditori. Con gli investitori professionali ancora fermi, l’unica forza potenzialmente in grado di sostenere i prezzi diventano i fondi sistematici – come i CTAs o altri trend follower – ma solo se i segnali tecnici tornano positivi.

Il posizionamento degli investitori sistematici è crollato da livelli molto elevati all’inizio dell’anno a minimi storici. L’esposizione azionaria globale è passata da un 8 su 10 a un 1 su 10, con circa 53 miliardi di dollari che rappresentano ora una posizione corta aggregata. I modelli di risk parity e vol-control sono anch’essi vicini ai minimi di un anno. Da qui in avanti, il posizionamento è neutrale, e un eventuale ritorno agli acquisti sistematici richiederà ulteriori rialzi o l’effetto del tempo.

I segnali di trend sono ancora negativi nella maggior parte dei casi, soprattutto nei mercati USA (S&P 500, Nasdaq, Russell), ma non del tutto. Circa metà dei segnali di lungo periodo globali sono positivi, mentre quelli di medio termine lo sono in un quarto dei casi, e quelli di breve termine solo nel 10%. Le soglie tecniche che potrebbero riattivare gli acquisti sistematici sull’S&P 500 sono:

  • Breve termine: 5595

  • Medio termine: 5775

  • Lungo termine: 5479

Infine, la liquidità è migliorata rispetto ai livelli estremamente deboli della settimana precedente, ma resta inferiore rispetto a quella osservata all’inizio dell’anno o nel 2024. Nonostante il recente rimbalzo, il contesto rimane fragile e soggetto a inversioni rapide.